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Purtroppo la letteratura è piena di storie tormentate, drammatiche, che finiscono per convincere che l'amore sentimentale, passionale, pieno di montagne russe, drammi, tradimenti e riconciliazioni sia l'amore "vero". Nulla di più falso, invece.
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Il giorno in cui sono diventata Virginia Woolf

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Sì, sono diventata Virginia Woolf. Almeno sul web. Quando? Il 21 febbraio 2012. Dove? Nella pagina Facebook La Stanza di Virginia, collegata anche alla rivista web  che dirigo. In questa  pagina scrivo liberamente, citando anche autori, a volte.

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Road book - letture di strada

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Leggere insieme: la comunità delle parole condivise scende in piazza e fa il giro di Roma.

 

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Francesca Pacini a RAI1

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I mestieri delle parole
Sfide e opportunità per redattori, giornalisti e scrittori professionali, dalla carta al web

Il mondo sta cambiando molto in fretta. Chi è grande non sconfiggerà più chi è piccolo, ma chi è veloce batterà quelli che sono lenti.
(Rupert Murdoch)

Il terzo millennio ha velocizzato i mutamenti. Le cose stanno cambiando in fretta, oggi, nel mondo della scrittura e della comunicazione.
Chi vuole fare il redattore, chi aspira a scrivere o lavorare sui testi, deve tenere conto delle mutazioni dovute alle crisi di mercato che hanno modificato drasticamente il lavoro in questo settore, sottoposto a scossoni e rivoluzioni. Infatti i mondi tradizionali stanno cambiando. Stanno facendo i conti con l’espansione di Internet e con la precarietà di modelli che parevano destinati a persistere e che invece si stanno rivelando fragili, anzi fragilissimi.

Partiamo dall’editoria libraria.
In un paese in cui il 50% della popolazione non legge più di un libro all’anno, in cui le grandi concentrazioni editoriali stanno risucchiando i più piccoli, in cui ogni anno nascono e muoiono almeno duecento case editrici, i mestieri dell’editoria stanno affrontando enormi difficoltà. Se fino a pochi anni fa il sogno di fare il redattore in casa editrice lasciava aperti nuovi spazi, oggi questo settore è intasato. Troppe richieste a fronte di una domanda la cui tendenza mostra una contrazione. Gli editori tendono a non assumere più nessuno a favore di un outsourcing in ascesa.

L’esternalizzazione è una delle realtà più importanti di questo millennio. Ma non sempre i service sono a loro volta strutturati per assumere figure professionali. Spesso preferiscono svolgere il lavoro internamente, fra soci o collaboratori stretti. Rappresentano essi stessi l’esterno. E cercano di contenere ulteriori passaggi. E poi c'è l'ebook, l'editoria elettronica. L'Ipad e gli smart phone hanno cambiato le abitudini di lettura, portandole verso una forte commistione di immagini e testi (sempre più brevi,purtroppo): si tratta di una lettura "visiva" che chiede nuovi progetti, nuove idee, nuovi sviluppi. In questo, ci sono grandi opportunità mentre, spesso, si vedono soltanto le minacce. Le abitudini di lettura sono cambiate ma aprono anche nuove frontiere.
 

Che succede dunque al redattore tradizionale che vuole lavorare in una casa editrice?
Deve diventare un collaboratore free-lance, con tutti i rischi che questo comporta. I lavori editoriali non sono retribuiti moltissimo, occorre quindi correre dalla mattina alla sera per portare a casa più lavori possibile. Oppure rischiare, e mettersi in proprio. Cercare le nuove realtà, i service editoriali, le redazioni web.

 

Veniamo ora alle redazioni dei giornali. Se possibile, la faccenda si complica ulteriormente. I dati sono allarmanti. Basta pensare che già nell'ottobre del lontano 2006, il Daily telegraph, storico quotidiano britannico, aveva annunciato il taglio di 133 posti di lavoro, 54 dei quali in redazione.

Insomma, la situazione – in Italia come all’estero – è disastrosa. Finiti i tempi scintillanti del giornalismo tradizionale, adesso bisogna correre ai ripari. “Il glorioso passato dei giornali non tornerà più. Perché le aziende editoriali stanno affrontando una delle più gravi crisi della loro centenaria storia” (Vittorio Sabadin, L’ultima copia del New York Times). Mentre l’editoria libraria e quella periodica stringono patti di alleanza che trasformano le edicole in librerie (ma, più in generale, l’edicola diventa un bazar in cui nei giornali si trova di tutto, dal foulard all’accendino), chi sognava di fare il redattore all’interno di un
quotidiano o di un settimanale deve affrontare queste emergenze, che inevitabilmente strozzano la possibilità di nuovi ingressi professionali. I giornalisti lottano per i loro contratti in un braccio di ferro continuo con gli editori.

Che fare, dunque?
In questi scenari la figura del redattore nel terzo millennio appare fragile, vulnerabile, senza grandi possibilità di successo. E tuttavia, tuttavia se si ha il coraggio di guardare il presente invece di attaccarsi in modo ossessivo ai concetti tradizionali, per il redattore un futuro è invece possibile.
 

Innanzitutto esaminiamo la figura del redattore. Chi è un redattore? Che fa?
Il Garzanti della lingua italiana dà questa definizione: “Chi redige un atto, una relazione. Chi lavora stabilmente nella redazione di un giornale”.
I sinonimi, infatti, sono “giornalista”, “curatore”, “estensore”.
La redazione di un testo ne indica la stesura, la scrittura, la composizione, la cura.

Dunque il redattore è colui che opera sui contenuti.
Concetto importantissimo.

Si parte da una conoscenza profonda della lingua italiana, ovviamente. Senza una forte, quasi accanita dimestichezza con le parole non c’è speranza per questo mestiere. Chi vuole lavorare sui e con i testi deve innanzitutto diventare capace di gestire i due
fronti: quello della propria scrittura e quello della revisione delle scritture altrui. Fino a qualche anno fa si poteva ancora scegliere; soprattutto nell’area delle case editrici il redattore (che facesse editing o correzione di bozze poco importa) era tenuto all’efficacia nella cura dei testi senza che fosse necessariamente in grado di scrivere contenuti partoriti dalla sua penna (ad eccezione, ovviamente, della riscrittura di alcune porzioni di testo durante la fase di editing) mentre il giornalismo si specializzava nella firma di articoli.
Oggi, invece, per diventare realmente competitivi bisogna essere in grado di fare entrambe le cose.

Chi lavora sui testi altrui ma sa anche scrivere possiede qualcosa in più. Possiede le chiavi del suo futuro professionale.
Meglio ancora se è capace di usare più registri, spaziando da una scrittura sintetica a una scrittura più “letteraria”, sofisticata.
Se, in più, sa essere trasversale, polivalente, eclettico, allora con queste chiavi riesce ad aprire la porta del suo futuro (professionale, si intende).
Maturare questo percorso significa rispondere alle esigenze di un mercato che uscirà dalla crisi solo reinventando e integrando i settori.
Complice il web.

Il giornalismo online, la frontiera del futuro
Un esempio per tutti: per alcuni anni le redazioni dei giornali hanno vissuto in modo “snob” le microredazioni dell’area web a loro collegate. Spesso queste ultime erano isolate anche fisicamente, situate in altri luoghi, in stanzette dove i “redattori del web” procedevano in parallelo ai “redattori veri” che riservavano loro atteggiamenti di sufficienza.

Bene, negli ultimi anni le cose sono cambiate. Il web ha battuto  i giornali grazie alla sua capacità di essere ovunque e immediatamente, grazie agli aggiornamenti costanti e all’interazione con i lettori (la cui assenza e distanza rappresenta uno dei drammi dei quotidiani). E così le redazioni e i giornalisti hanno dovuto rivedere i loro atteggiamenti nei confronti di “quelli del web”.

Ogni giornale ha imparato a curare la versione online trovando il modo di integrare i contenuti con quelli tradizionali. Il direttore del Guardian ha addirittura preso una decisione epocale, quella di non attendere più - quando un articolo è pronto a giornale
chiuso - l’edizione del giorno dopo, pubblicandolo immediatamente sul sito, forte di tredici milioni di visitatori al mese, dunque anticipando e a volte addirittura saltando la fase cartacea. Il 2006 è stato l’anno del grande rilancio di internet dopo la delusione dei primi grandi entusiasmi. L’attenzione dei giornali che già in tutto il mondo hanno compreso l’importanza della versione online correndo ai ripari laddove questa era carente – è focalizzata  proprio su una migrazione e un’ottimizzazione ancora più efficace.

Se prima le due redazioni, dicevamo, erano separate, oggi gli editori più lungimiranti le uniscono. Lo fanno il New York Times  e altri ancora.
Cosa significa questo? Significa saper operare in entrambe le redazioni. Immaginiamo la resistenza di molti giornalisti tradizionali, che all’improvviso si trovano a fare i conti con un web che hanno sempre visto con occhio obliquo e che sicuramente richiede tempi e stili diversi. Ecco perché la flessibilità e la polivalenza diventano essenziali.

Scrivere per la carta e scrivere per il web sono due operazioni differenti.

La prima richiede un linguaggio anche elaborato, approfondito, che può godere di numerose principali e subordinate. La seconda operazione necessita di sintesi, di frasi brevi, ariose, scorrevoli. Il ritmo diventa essenziale, così come la spaziatura, il ricorso alla divisione in paragrafi e la titolazione (il tempo di lettura di un articolo sul web si riduce drasticamente rispetto a quello riservato a un’edizione cartacea). Chi riesce a scrivere nei due contesti ha un vantaggio immenso destinato a diventare sempre più importante, e a lasciare indietro i redattori tradizionali. La capacità di essere trasversali e polivalenti è una carta che va giocata, oggi, perché diventa determinante.

Le redazioni, che vivono perennemente in crisi per far quadrare i bilanci – sono ben felici di avere collaboratori in grado di coprire più ruoli perché questo comporta un abbattimento dei costi.
In più il lavoro redazionale sul web nei prossimi anni avrà un aumento incisivo. Gli  gli investimenti pubblicitari su internet hanno goduto di un incremento superiore al 50%, arrivando a essere più allettanti - per le aziende – della carta stampata e della televisione.
Un trend in crescita che comporta occasioni di lavoro e nuove aperture.
 

Insomma, il futuro è nel web.
O meglio, nell’integrazione fra web e carta stampata.

Il redattore che vuole emergere deve essere ancora più veloce di quanto è sempre stato tradizionalmente.
Sì, perché se la velocità è il requisito fondamentale del redattore, oggi questa velocità diventa strategica se applicata alle nuove tecnologie.
Possiamo scommetterci.
Abbandonando, con un po’ di coraggio, gli attaccamenti nostalgici all’idea del passato che ci piaceva, quello legato esclusivamente al giornale cartaceo o alla casa editrice, oggi è possibile fare nuova linfa vitale ai mestieri del redattore.
Non si tratta di una scelta marcata da situazioni come carta stampata o web ma da carta stampata e web. Non solo. Le applicazioni del lavoro redazionale sono molteplici.
Non a caso le aziende richiedono consulenti in grado di rivedere i loro testi. Siti, portali, comunicazioni interne ed esterne hanno bisogno di essere scritte, editate, curate. Alcuni giornalisti professionisti lavorano oggi in portali multimediali.
Alcuni di loro collaborano con varie testate scrivendo articoli e magari fanno consulenze come web editor, business writer o copywriter per alcune strutture. Altri redattori curano testi di varia natura che comprendono brochure, depliant, house organ.
Il mondo sta cambiando, le applicazioni professionali che sfruttano più terreni appartenenti alla stessa area risultano quelle vincenti.
I lavori del redattore e dello scrittore professionale, ieri come oggi, hanno comunque sempre a che fare con gli stessi strumenti. Ma sono mestieri che vanno integrati con i cambiamenti che, lo ripetiamo, rapprsentano anche nuove opportunità.

Leggere.
Leggere e capire un testo, innanzitutto. Se non si è buoni lettori non si sarà mai buoni scrittori. E neanche buoni redattori. Tutto parte dalla lettura, partenza e ritorno di ogni lavoro editoriale.
Un allenamento costante che non può essere trascurato mai. È carburante e motore. Più libri diversi leggiamo, più quotidiani compriamo, meglio saremo in grado di svolgere questo mestiere. La lettura eclettica è quella che produce risultati eccellenti, che rende capaci di oscillare su diversi stili trasformando la padronanza della lingua, della narrazione, del ritmo.
In questo modo non ci si limita solo a uno stile ma si cercano scritture diverse fra loro, parole in grado di arricchirci facendo di noi dei lettori migliori. Anche chi fa il redattore da anni deve leggere continuamente.

Nabokov ha scritto pagine bellissime sul buon lettore.
Racconta del “brivido alla colonna spinale” che attraversa il lettore quando è alle prese con il libro. Ma diventare lettori professionisti richiede anche pazienza, disciplina. “Noi tutti abbiamo temperamenti differenti e io posso dirvi che il migliore che possa avere, o sviluppare, un lettore è una combinazione tra il temperamento artistico e quello scientifico. L’artista entusiasta rischia di essere troppo soggettivo nel proprio atteggiamento di fronte a un libro; allo stesso modo, la freddezza scientifica del giudizio attenua il calore dell’intuizione. Se però un aspirante lettore è del tutto privo di passione e di pazienza – della passione e della pazienza di uno scienziato – è difficile che possa godere della grande letteratura”.
Insomma, rimbocchiamoci le maniche.

Scrivere
La scrittura sarà sempre necessaria. Saper scrivere bene è un’arte che richiede tuttavia anche una disciplina robusta, costante. Solo l’esercizio, il lavoro di lima e cesello, garantiscono un risultato efficace.
Imparare a usare diversi registri agevola la professione. Ci sono stili più letterari, adatti magari agli articoli, e stili più semplici, immediati, che procedono per sottrazione. Ogni situazione richiede un esercizio stilistico particolare.
Su tutte, però, il talento della narrazione produce i suoi frutti. Saper raccontare – in diversi contesti e con stili differenti – è un dono prezioso. Che può essere utilizzato sul web come sulla carta stampata.
Ci sono alcuni autori fondamentali, che rappresentano bussole nell’oceano delle nostre navigazioni. Per l’uso sapiente e misurato della parola il consiglio è di leggere:
Taccuino di cinque anni, Gabriel Garcia Màrquez, Oscar Mondadori
Saggi, Italo Calvino, Meridiani
Opera omnia, Borges, Meridiani
Intransigenze, Nabokov, Adelphi
Lezioni di letteratura, Nabokov, Garzanti
Il principio dell’iceberg, intervista a Hemingway, Il Melangolo

Si tratta di stili accomunati da un’aggettivazione limitata, da avverbi spesso accostati alle parole secondo combinazioni alchemiche inusuali e sorprendenti (come accade spesso con Borges).
E poi ogni libro, ogni giornale faranno il loro lavoro, in silenzio, generando da quelle parole altre parole, le nostre.

Curare il testo: dalla correzione di bozze all’editing – carta e web
La cura di un testo è un po’ come avere a che fare con un bambino. Bisogna stare attenti ai raffreddori, dare le giuste vitamine, equilibrare gli apporti calorici e quelli proteici, cantare la ninna nanna per un sonno sereno. Notare subito se ci sono problemi di salute, e correre
ai ripari. Prevenire, insomma. E curare, laddove questo non sia più possibile. Ci sono diversi livelli di intervento. Alcuni più massicci, altri più lievi.
Per la correzione di bozze e l’editing rimandiamo a quanto già scritto sui Quaderni del Mestiere di scrivere (sono sulla homepage del sito).

Il web editing usa gli stessi strumenti, applicati però su internet e non sulla carta stampata.
Anche il web ha bisogno di bravi correttori, che sappiano intervenire nei testi a caccia di refusi, ripetizioni, dettagli involuti da eliminare.
Dal sistema html ci si sta spostando a sistemi  più semplici da usare: i testi su web vengono corretti lavorando, in pratica, su un testo in formato word.
L’importante è conoscere bene le peculiarità della scrittura professionale sul web, come la necessità di usare frasi brevi e semplici, titolazioni frequenti, parole in neretto. E  gli spazi, per far respirare il testo.

Sono sempre di più i siti che hanno bisogno di una rivisitazione competente, effettuata da persone in grado di eliminare i difetti e rendere la comunicazione più efficace, competitiva.

L’approccio giornalistico
Il “senso della notizia”, l’utilizzo delle cinque w (who, what, when, where, why), la curiosità costante e indefessa sono gli strumenti da non abbandonare mai. Preziosi, irrinunciabili, sono il corredo stesso del buon giornalista e del buon redattore. Ogni volta che si scrive è importante domandarsi i “perché” delle cose, cercare il messaggio sotteso. Questa attitudine giornalistica, che annusa in giro in cerca di spiegazioni, deve guidare sempre il buon redattore. Che come un cane da caccia, fiuta gli indizi e poi li colleziona, trovando le ragioni delle radici che sottendono quanto sta
affrontando.

Un giornalismo in crescita: dal citizen journalism alla redazione online fino alla scrittura professionale passando attraverso i social.
Se il giornalismo tradizionale è sofferente, è anche vero che le nuove forme stanno prendendo forza. I blog dei giornalisti, il citizen journalism, la redazione di una freepress, twitter e facebook  offrono oggi nuovi sbocchi professionali.
Alcuni siti  in America competono con le firme più brillanti del giornalismo. Sempre più giornalisti, inoltre, decidono di aprire un loro spazio sul web.

Il cittadino che diventa giornalista partecipando alla vita della collettività è entrato a piena forza in questo nuovo millennio, tanto che alcuni formulano già il passaggio  al media tagliato su misura, costruito per il singolo cittadino: non più generalizzazioni ma informazioni mirate, specifiche, a seconda della necessità. Il cittadino diventa parte integrante nella circolazione e realizzazione delle notizie.
I service giornalistici invece, sempre seguendo l’onda dell’esternalizzazione, realizzano allegati o intere riviste per conto dei gruppi editoriali. Una realtà in crescita costante.

le  agenzie di stampa resistono. Malgrado siano meno note al largo pubblico, sono un elemento essenziale del giornalismo, un punto di riferimento irrinunciabile nella confezione e nella diffusione di una notizia.
Nate alla fine dell’Ottocento, oggi radunano sia le grandi agenzie, come la Reuter, l’Ansa, l’Associated Press, sia le agenzie più piccole che operano anche a livello locale oppure quelle specializzate in determinati settori di informazioni.
Chi vuol fare il giornalista spesso pensa solo ai giornali tradizionali dimenticandosi di questo settore.
L’agenzia stampa è quella che fornisce le informazioni a tutti i media, che poi le lavorano e le diffondono.
La notizia viene trasmessa in tempo reale: in pochi secondi fa il giro del mondo. La velocità dei redattori e della gestione dell’informazione sono i suoi punti di forza.
Le tecniche del giornalismo sono utilissime anche per il business writer, il copywriter, lo scrittore professionale che usa rigore e creatività per dar vita a testi aziendali di ogni realtà possibile e immaginabile.

I mestieri delle parole hanno tutti in comune la confidenza con un linguaggio che nella scrittura in prima persona trova la sua più efficace espressione.

Questa panoramica non può essere certo esaustiva. Può però aiutare a risolvere alcuni dubbi e incertezze nell’approccio a questi mestieri.

Mestieri che, lo ripetiamo, devono rinnovarsi perché è lo steso mercato che sta cambiando rapidamente. Velocità, formazione continua, flessibilità e capacità di operare su più fronti saranno il DNA del redattore, del giornalista e dello scrittore professionale del domani.

E questo domani è già qui.

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