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Parole in viaggio

Il giorno in cui sono diventata Virginia Woolf

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Sì, sono diventata Virginia Woolf. Almeno sul web. Quando? Il 21 febbraio 2012. Dove? Nella pagina Facebook La Stanza di Virginia, collegata anche alla rivista web  che dirigo. In questa  pagina scrivo liberamente, citando anche autori, a volte.

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Road book - letture di strada

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Leggere insieme: la comunità delle parole condivise scende in piazza e fa il giro di Roma.

 

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I quaderni del MDS

La mia Istanbul

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Viaggio di una donna occidentale attraverso la Porta d'Oriente

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Francesca Pacini a RAI1

Il blog

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“Il talento senza allenamento è inutile”

 Mark Twain

 

 

 

A che serve il coaching narrativo? Serve a scrivere meglio, allenandosi sui propri testi insieme a una figura esperta con la quale ci si confronta per migliorare, insieme, la scrittura.

Il coach letterario è, di fatto, un editor che in questo caso si assume la responsabilità di entrare nel processo creativo durante le fasi esecutive di un testo scritto attraverso una serie di incontri, di persona oppure online, in cui di volta in volta si misurano i passi compiuti fino al miglioramento decisivo del testo, fino ad arrivare alla stesura finale.

Che tipo testo? Racconti, romanzi, poesie.

In questa esperienza è importante guidare l’autore  che,  attraverso l’individuazione e la rielaborazione dei punti deboli, riesce a mettere a fuoco limiti e risorse per migliorare non solo il testo preso in esame ma tutta la scrittura, acquisendo strumenti e consapevolezze che diventano un bacino importante  al quale  attingere anche in futuro.

Educarsi alla semplicità  (“Un giorno troverò le parole giuste, e saranno semplici”, Jack Kerouac) o  scegliere una struttura espositiva più complessa ( “Non dirmi che la luna splende, mostrami il riflesso della sua luce nel vetro infranto”, Anton Checov) dipende da una serie di elementi come il tipo di testo, la personalità dell’autore, le caratteristiche della scrittura.

Il coach letterario è un vero e proprio allenatore capace di mettere a fuoco tutte le possibilità restando dietro le quinte.

 

 Durante gli incontri,  le letture e riletture ad alta voce, commentate insieme all’autore mentre si propongono le correzione più adeguate, permettono all’autore di prendere coscienza della trasformazione della scrittura in modo attivo, e  non passivo.

Il processo si compie in due, il coach letterario è uno specchio, non invade mai. Propone ma non impone.

Certo, il coaching narrativo si giova della intima, professionale confidenza con la lettura e la scrittura professionale proprio perché lo stesso coach ha fatto delle parole un mestiere e conosce in prima persona le fatiche e gli ostacoli di una scrittura matura, degna di pubblicazione.

Durante le sessioni l’autore riceve consigli di lettura, insieme  a  tecniche di scrittura e una bibliografia personalizzata con “scrittori maestri” dai quali imparare.

Non è importante soltanto scrivere bene, ma imparare a leggere bene. Ecco perché la didattica della lettura, per trasformare il lettore in buon lettore, capace di assorbire gli insegnamenti dei testi per migliorare, di conseguenza, la propria scrittura, è uno degli elementi chiave delle sessioni.

 

Dunque un cammino a due che si svolge attraverso una serie di incontri programmati. Durante l’intervallo fra un incontro e l’altro l’autore mette mano al testo, traducendo nella propria scrittura  ciò che emerge durante ogni sessione.

 

L’allenamento porta a un risultato. Sempre. Ma ci vogliono  costanza, impegno, umiltà.

Doti necessarie per progredire. A sua volta il coach letterario, esperto della parola scritta, trasmette la sua esperienza affidandosi alla  competenza letteraria, capace di comprendere a fondo tutte le possibilità del testo, ma anche anche all’ascolto attivo dell’autore / cliente. Si tratta di una relazione, e come in ogni relazione efficace ognuno mette a disposizione la propria energia, rispettando l’altro.

Il coach letterario deve avere un intuito “psicologico” in grado di capire, almeno in parte,  il mondo interiore chi scrive, non solo la sua scrittura. Eì proprio il mondo interiore la fucina da cui nasce l’opera. Perché non siamo mai “altro” da ciò che scriviamo.

Sensibilità letteraria, competenza tecnica, capacità di ascolto di parole e persone. Ecco, queste sono le doti del bravo coach letterario.

Non si tratta solo un incontro di parole scritte. Ẻ anche, e sempre, un incontro di esseri umani. Un incontro di anime.

 

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