Il corso “Il Mestiere dell’ufficio stampa” è stato, nell’ambito delle varie tappe della mia formazione professionale, l’esperienza più costruttiva.
Eppure mi ci sono imbattuto per caso, navigando in rete senza avere un obiettivo ben preciso: una rapida occhiata al sito e via, mi sono lasciato andare e mi sono iscritto. A distanza di anni, ammetto di essere stato molto fortunato: nonostante all’epoca avessi già maturato alcune esperienze in ambito giornalistico, non ero ancora in possesso di una reale consapevolezza per poter valutare effettivamente la serietà di una scuola, dei suoi programmi di studio e dei suoi docenti.
Alle volte le scelte migliori si fanno proprio così, per caso. Per seguire questo corso mi sono subito trasferito a Roma: avevo bisogno di una specializzazione ma anche di nuovi stimoli e la capitale, in questo senso, offre sempre importanti opportunità. La conferma non ha tardato ad arrivare: già alla prima lezione, infatti, ho avuto modo di imbattermi nella direttrice e docente, Francesca Pacini, giornalista capace di fare innamorare chiunque del suo mestiere.Il corso ha da subito preso una piega per me inaspettata, valicando il concetto di “giornalismo” in senso stretto per andare a toccare, lezione dopo lezione, anche altri campi: era il 2007 e l’avventura del web 2.0 era appena cominciata. Il giornalismo, come anche la comunicazione in generale, stava sperimentando nuove forme e modelli e la dott.ssa Pacini, con molta pazienza e semplicità, è riuscita a rendere i suoi allievi partecipi e protagonisti di quella rivoluzione. L’entusiasmo è stato il motore di questo corso che, col passare dei mesi, ha spaziato dal giornalismo alla comunicazione, dalla scrittura ai new media, dalla dottrina alla pratica. È sin troppo diffusa, oggi, la tendenza ad organizzare corsi basati essenzialmente su concetti puramente teorici e sull’eccessivo buonismo nei confronti dei partecipanti: la dott.ssa Pacini invece, con “Il Mestiere dell’ufficio stampa”, ha dimostrato di saper premiare e bacchettare i suoi allievi a seconda dei loro effettivi meriti, mettendoli in condizione di sviluppare una costruttiva autocritica che, col passare degli anni, potrà portarli sempre più lontano.